Luppolajo Farmhouse Brewery: obiettivo sviluppo

Una ventata di innovazione ha attraversato di recente le sale e le cantine del birrificio Luppolajo Farmhouse Brewery di Castel Goffredo presso Mantova e a rendere necessario il restyling degli impianti è stato l’incremento dei volumi produttivi e dunque della domanda da parte del mercato. A Imbottigliamento ne ha parlato il fondatore Enrico Treccani: gestisce l’attività col prezioso supporto del mastro birraio Carlo Pinzi e con papà Rinaldo anche l’omonima azienda agricola di famiglia. Per farlo, è partito dal passato.

«Sino alla scorsa estate era in funzione un impianto Spadoni da sei ettolitri per cotta e la possibilità di ottenere una doppia cotta in giornata. Adesso siamo passati a un sistema fornito dalla veneziana Inoxpa Italia che vanta una capacità pari a 24 ettolitri e ci ha permesso di ridurre significativamente i tempi di lavorazione complessivi. A parità di volumi le ore impiegate sono calate del 75% circa e l’avanzamento tecnologico è stato notevole». All’efficienza produttiva la soluzione di più recente installazione unisce infatti altre caratteristiche importanti a cominciare dalla superiore sostenibilità. Treccani ha non a caso sottolineato che grazie anche a un maggior ricorso all’automazione in chiave 5.0 le emissioni ambientali sono diminuite del 25%. E in ottica green al tutto si aggiungono l’autoproduzione di energia elettrica assicurata da un impianto fotovoltaico della potenza di 45 chilowatt nonché gli ulteriori 25 di quello di accumulo.

Enrico Treccani al centro con il mastro birraio Carlo Pinzi (a sinistra) e papà Rinaldo

«Tenendo conto anche del confezionamento, l’impegno a nostro carico stava diventando troppo oneroso. Il nostro obiettivo è inoltre quello di crescere ancora: se fino al 2024 realizzavamo sino a 1.000 litri di birra l’anno, già adesso possiamo stimarne un 20% in più, ma il traguardo è fissato a 3.000 litri, di qui al prossimo quinquennio».

Le nuove dotazioni tecnologiche del marchio indipendente mantovano occupano una superficie da 50 metri quadrati – sui 300 del sito in totale – ai quali si sommano gli spazi riservati alla cantina da 200 ettolitri e all’attiguo mulino.

Sono completate dall’imbottigliatrice lineare isobarica a sei becchi GAI MME 661che si distingue per l’agilità nel cambio formato e per la sua rapidità operativa in generale: vanta ritmi pari a 1.200 bottiglie da 33 centilitri l’ora o a 700-800 pezzi da 75 centilitri. Ancora, è all’opera presso l’azienda di Castel Goffredo la lattinatrice a tre vie Cask SAMS V1.0 – un esempio di made in Canada – che riesce a gestire mille lattine ogni ora ed è stata descritta come «semplice ma performante» pure per la capacità di mantenere la lattina «a pressione ambientale». Una lava-fusti Simatec provvede alla pulizia dei contenitori in acciaio che tuttavia vengono usati solo nella tap-room e nell’agriturismo interni: la stragrande maggioranza delle forniture ai clienti di tutta Italia avviene in fusti in Polykeg da 24 litri. Per quello che inoltre ha a che fare con la digitalizzazione 4.0, Treccani ha tenuto a evidenziare «l’implementazione di un Plc di comando della cantina che riesce a controllare da remoto e tramite strumenti mobile le fermentazioni e le temperature» definendolo «una comodità non trascurabile».

Da sempre fatta in casa

L’etichetta di farmhouse brewery indica di per sé la natura di birrificio agricolo di Luppolajo, che è nato nel 2012 da una costola del già menzionato family business impegnato nella coltivazione e nella commercializzazione di cereali per uso eminentemente zootecnico. «Avevo già avviato una piccola produzione domestica e le modifiche alla normativa introdotte con le nuove tabelle della Legge di Orientamento hanno agevolato la messa a punto di un progetto imprenditoriale su più larga scala. Orzo, frumento e avena sono le materie prime chiave fornite dalla nostra azienda; la maltatura dell’orzo è affidata a terzi». Fra fusti, lattine e bottiglie di differente capienza e con ricette specifiche le vendite sono suddivise equamente (33% per ciascuna tipologia) così come tripartita è l’offerta che viene veicolata quasi esclusivamente sui canali della ristorazione e dei locali specializzati. «Proponiamo tre principali linee e ognuna è dotata di un suo preciso posizionamento. Sono sei le etichette che compongono la gamma Table Top che a seconda delle stagioni si arricchisce però di altre tre varianti: la birra di Natale e quelle alla zucca e al mosto d’uva. Sono commercializzate in vetro – da 33 e 75 centilitri – per circa la metà; il restante 50% è distribuito in fusti. Della famiglia fa parte la german ale Bucolica: si tratta di una chiara da 4,7 gradi ad alta fermentazione e dai profumi intensi prodotta con il celebre lievito di Colonia o Kölsch, malto pils e un luppolo da noi coltivato».

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