Da agronomo ed enologo, inizia l’attività professionale.
Prima di approdare a Villa Russiz, feci una breve esperienza nella vendita di tecnologia di alta gamma per il settore vitivinicolo, questo mi diede la possibilità di ampliare i miei orizzonti su un mondo enoico fino a quel giorno limitato ai 40 ha di vigneto dove mio padre lavorava. Visitai aziende agricole importanti, fu un’esperienza preziosa che portai con me. I miei esordi, dopo il “passaggio di testimone”, furono caratterizzati dall’idea di rinnovamento: volevo e dovevo portare un messaggio innovativo in azienda frutto dei miei studi universitari, farlo in armonia con il percorso agricolo naturale, rappresentava la difficile sfida. Bisognava stare con i piedi per terra!
La natura conduce il gioco…
È il territorio, il terroir, quell’insieme complesso di elementi pedoclimatici e antropici, che fa il vino. L’agronomo, l’enologo è un semplice ma abile interprete e trasformatore di quella proposta, agronomica prima ed enologica poi, che annualmente la natura regala. Il suo compito è quello di trasformare l’uva in vino, svelando, con capacità e misurata tecnica, questo messaggio, senza fuorviarlo. Il vino, che io considero, è un vino d’equilibrio. È la natura stessa a regalare questo equilibrio, ogni terroir ne ha uno, basta ascoltare, capire…
Capire il vino…
Capire il vino è una fase del processo di trasformazione che, a un certo punto, ha termine; il tecnico non deve andar oltre le potenzialità dell’uva che coltiva, forzando e storpiando la natura. Io non ho mai voluto eccedere, forzare, deviare da quel processo naturale; anche a costo di lasciare piccole spigolature nel vino…! Chiamiamole difetti? Imperfezioni… purché non lo siano dal punto di vista organolettico − tutto il processo di trasformazione deve essere inserito in un percorso di qualità, riducendo al minimo i difetti −, imperfezioni capaci di regalare un’identità al vino. D’altronde se procedessimo da manuale, eliminandole, standardizzeremo il tutto, globalizzeremo anche il vino con il pericoloso rischio di giocarcela solo in termini di prezzo, e qui chiuderemmo subito la partita, perdendola, con competitor agguerriti e capaci come quelli del Nuovo Mondo.
Il Terroir, prezioso alleato. Quello del Friuli Venezia Giulia è inimitabile e particolarissimo.
Adoro in maniera sconsiderata il territorio friulano, quello nel quale sono nato, ho vissuto, ho iniziato il mio percorso enologico. Il Friuli è una terra baciata dalla natura per produrre grandi vini bianchi, ma in alcuni siti anche grandi vini rossi. La sua collocazione geografica riveste un ruolo chiave, vicino al mare, vicino alla montagna… Dell’atmosfera del mare l’uva si avvolge durante la maturità: i venti caldi che soffiano dalla costa portano una maturità importante al grappolo. Per contro, di sera, sempre durante la maturazione, l’uva trae grande giovamento dai venti freschi della montagna. C’è un continuo bilanciamento tra mare e montagna che nel vino si sente e porta a equilibri importanti fatti di alti valori enologici e, a volte, di gradazioni alcoliche sostenute.
L’alcol nel vino non vive oggi un momento di favore…
… ma è un elemento importante che del vino stesso fa parte. Anche se, anche qui, l’equilibrio è fondamentale.
Una lunga esperienza professionale nel Collio. Che cosa ricorda di quegli anni?
Ricordo un progetto, che poi è stato un vero e proprio percorso enologico focalizzato su un vitigno che adoravo, e tutt’ora adoro, il Sauvignon. Mi è piaciuto proporre questo vitigno verso gli anni ‘90 quando non c’erano ancora i Sauvignon attuali. Questo percorso era volto a portare un equilibrio tra la parte olfattiva di questo vitigno, evidentissima, e la parte strutturale, quella di bocca, che emerge dall’influenza del terroir friulano; un equilibrio, come amo sottolineare, spostato verso alto, un equilibrio di valori.
Il tema dell’equilibrio è ricorrente nella sua visione enoica…
Quello che mi è sempre piaciuto è cercare nei vini, frutto del territorio, una loro “sfericità” senza spigoli. Questo per me è equilibrio, questo il concetto che, come libero professionista porto ora avanti.
Oggi è un libero professionista.
Oggi intraprendo il mio lavoro con una libertà mentale professionale nuova, molto più ampia, anche se, ammetto, la libera professione può apparire di questi tempi una scelta impegnativa… Una scelta però foriera di un rinnovato e autentico entusiasmo, che nasce dalla possibilità di ampliare i miei orizzonti professionali lavorando per più aziende, non solo friulane, ma venete, sarde, campane…