Imbottigliamento, cosa chiede la GDO?

Lavorare con la Grande Distribuzione non è semplice perché significa coniugare quantità e qualità costante nel tempo. Ma quali sono i requisiti della linea d’imbottigliamento per essere in regola con le richieste della GDO? Ne ha parlato nel corso di un workshop tenutosi in occasione del Simei Giulio Milan, Retailers Manager, Auditor Master Trainer SAI Global Italia: «La presenza di corpi estranei nel vino in bottiglia – vetro, metallo, plastica, ma anche corpi organici dal peluzzo all’insetto – è tra i problemi più sentiti dai retailer. Critica per questo è la fase di depallettizzazione delle bottiglie vuote e la fase di lavaggio della bottiglia. La lavabottiglie dovrà operare a una pressione che garantisca la rimozione di qualsiasi corpo estraneo. Pressione di esercizio, solitamente di 2 bar, un valore che può variare con la macchina, che dovrà essere documentata in maniera attendibile con dati registrati, se non in continuo, con una cadenza almeno di due ore». Sempre in tema di lavaggio della bottiglia ci sono brand che non si accontentano dell’acqua potabile: «Per scongiurare il problema della contaminazione biologica – anche se, nel caso del vino, parliamo di un liquido con pH e grado alcolico tali da rendere improbabile la vita di batteri nocivi – alcune insegne richiedono acqua ozonizzata o trattata con UV – continua Milan -. Ancora per quanto riguarda il preriempimento fondamentale sarà, poi, la filtrazione sia dell’acqua sia del vino. Per il vino, in particolare, la GDO chiede la microfiltrazione a 0,45 e/o 0,65 micron e la validazione del processo, quindi: controllo e pulizia periodici della cartuccia, verifica del prodotto post-filtrazione prima dell’imbottigliamento».

187Nella fase di riempimento i problemi si concentrano sul volume dichiarato in etichetta, un dato sul quale la GDO è particolarmente attenta:«Il volume è un requisito cogente – spiega Milan – l’eccesso, se parliamo dei frizzanti, potrebbe far esplodere la bottiglia, in caso di difetto c’è la frode in commercio. Qui lo standard è il controllo ponderale di 10 bottiglie/ora. Altra novità, se rimaniamo nell’ambito del riempimento, è l’addizione di azoto per evitare problemi ossidativi. Con la bombola è richiesto un certificato d’idoneità alimentare, mentre nel caso dei generatori di azoto, sempre più utilizzati, la documentazione delle verifiche effettuate: pulizia, manutenzione, controlli, ecc. Per la tappatura la GDO richiede un ispettore in linea per la presenza del tappo; per i tappi a vite, tecnologia emergente, è richiesto anche un controllo della coppia di serraggio. Per l’etichettatura, infine, non potrà mancare il codice a barre, il numero di lotto, la dicitura sugli allergeni ecc. Attenzione al controllo dell’etichetta, perché è la prima cosa che la Grande Distribuzione e il consumatore vedono».

Un ulteriore approfondimento sul tema sarà pubblicato sul numero di marzo 2016 di Imbottigliamento.

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