Eccellere (anche) in produzione!

Villa Franciacorta ci ha aperto le porte della sua cantina, accompagnandoci alla scoperta dei propri impianti. Per il dégorgement dei Franciacorta, una linea tradizionale non basta: occorre dotarsi di una linea di sboccatura ad hoc, per compiere nel migliore dei modi ogni singolo passaggio che porta al compimento di un prodotto straordinario. 

È il 1960 quando Alessandro Bianchi si innamora e acquista Villa e il centinaio di ettari di sua pertinenza: un antico borgo medievale, questo, risalente al XVI secolo, ubicato a Monticelli Brusati (BS) e distante pochi chilometri dal Lago d’Iseo. Da azienda mista, Bianchi trasforma ben presto questa realtà in un’azienda vitivinicola vera e propria, perseguendo l’obiettivo della più alta qualità ed eccellenza nel comparto della produzione di bollicine. Cosciente di essere custode di un terroir esclusivo, da allora la famiglia Bianchi realizza i suoi vini unicamente con le uve provenienti dai 37 ettari vitati di proprietà e sceglie di commercializzare solo Franciacorta millesimati, esaltando, in questo modo, le peculiarità dei propri terreni e dando la possibilità di leggere in ogni millesimo l’andamento climatico delle diverse vendemmie.

La linea di sboccatura di Villa Franciacorta
La linea di sboccatura di Villa Franciacorta

Tra vigneti recuperati e cantine interrate

«Il nostro primo Franciacorta, prodotto nel 1978, venne scelto nel 1981 per rappresentare il ‘Metodo Champenoise’ di riferimento durante la riunione nazionale enologi – racconta Roberta Bianchi, figlia del fondatore Alessandro e amministratrice delegata di Villa Franciacorta –. Da qui in poi diversi riconoscimenti ci hanno portato a confermare la filosofia intrapresa sin dall’inizio, partendo dalla scelta di produrre vini con la nostra uva fino alla commercializzazione esclusiva di Franciacorta Millesimati con un prolungato affinamento sui lieviti». Su tredici dipendenti totali quattro sono enologi, e, di questi, tre sono addetti alla produzione, mentre uno ricopre il ruolo di Brand ambassador – mansione fondamentale per l’azienda -, focalizzato all’accoglienza dei clienti e all’illustrazione sia della fase produttiva che di quella agronomica del processo di vinificazione. La superficie vitata di Villa è frutto di un graduale e ponderato recupero anche dei terreni più difficili, ma unici per qualità; i vigneti, infatti, sono stati ottenuti da una certosina opera di terrazzamenti, sorretti da muri a secco fino ai piedi del declivio dove si trovano le cantine interrate. A queste, costruite in diverse epoche e mantenute intatte, si accede direttamente proprio dal cuore della collina Madonna della Rosa, teatro naturale del borgo. In un percorso a ritroso nel tempo, ci si sposta nelle gallerie di spumantizzazione e affinamento, contigue ai locali che risalgono al XVI secolo, e si scoprono botti moderne in acciaio inox alternate a grandi botti e piccoli carati in legno pregiato, per l’affinamento dei cru dell’azienda. Circa un milione di bottiglie di Franciacorta Docg riposano in questi ambienti, per molti anni, sui lieviti, in attesa del momento della sboccatura; sono garantite le migliori condizioni di isotermia grazie alla naturale temperatura del sottosuolo, che impedisce sbalzi termici e, nella quasi totale oscurità, conserva le bottiglie, disposte dapprima in catasta e, successivamente, in pupitre, per essere poi rigirate a mano secondo l’antica tradizione del remuage.

Noleggio per l’imbottigliamento dei vini fermi e il tiraggio

A descriverci i processi di imbottigliamento è stato Luca Moradi, uno degli enologi della Cantina. «Per quanto riguarda l’imbottigliamento dei vini fermi, non abbiamo alcuna macchina di proprietà dedicata – spiega –, poiché il vino fermo rappresenta una minima parte della nostra produzione. All’occorrenza collaboriamo con Oenoitalia Servizi e ci serviamo di una monoblocco sciacquatrice automatica GAI a 12 pinze, con microfiltrazione dell’acqua fino a 0,40 micron, e di una monoblocco riempitrice tappatrice sughero inox GAI a 12 rubinetti». La linea, che, in questo caso, garantisce una velocità di lavoro di 1.500-2.000 bottiglie/ora, comprende un vaporizzatore per sterilizzazione preventiva del percorso, una pompa mono a basso volume, un filtro a piastre per strati filtranti 40×40 e l’housing per la microfiltrazione. «L’impianto filtrante – costituito da cartuccia filtrante, housing e pompa – è di nostra proprietà – specifica Moradi –. Questo per una maggior sicurezza igienica e per avere la certezza di impiegare sempre e comunque macchine sterilizzate. A tale scopo, prima dell’utilizzo, sotto la mia supervisione vengono igienizzati in cantina tutti i macchinari di non proprietà». Stesso discorso vale per il processo del tiraggio, ovvero la messa in bottiglia dei vini base atti a divenire Franciacorta, per il quale l’azienda utilizza una riempitrice automatica inox GAI a 16 rubinetti e una monoblocco automatica inox GAI tappatrice bidule e capsulatrice corona, che consentono una velocità di lavoro di 2.200-2.700 bottiglie/ora; vengono noleggiati anche i nastri trasportatori, in modo da avvicinare i vetri alla catasta. Come per la linea di imbottigliamento dei vini fermi, anche in questo caso tutto viene igienizzato in cantina, sotto supervisione.

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