Non per moda, ma per amore

«La sostenibilità è una filosofia di vita e un approccio all’ambito in cui si lavora, una mentalità che si riflette sul metodo di coltivazione dei terreni e delle viti. È un atteggiamento teso a valorizzare il più possibile le caratteristiche del terroir, eliminando ogni dinamica invasiva». È questo il pensiero di Andrea Ferrari, amministratore delegato dell’azienda vitivinicola Monte delle Vigne di Ozzano Taro (PR), che gode di una collocazione unica sulle colline situate tra il Parco Regionale Boschi di Carrega e il Parco Fluviale del Taro. Un’azienda, racconta, caratterizzata da una corrispondenza perfetta tra vigneto e cantina: sessanta ettari vitati – con una densità di seimila ceppi per ettaro – e una cantina ipogea – pensata per mantenere la grande qualità che si fa in vigneto – rendono l’insieme un’entità produttiva “quasi didattica”.

Monte delle VigneUn modo personale di fare vino

La struttura dove si svolge la produzione è divisa tra uve bianche e rosse. Le prime sono pigiate intere e rigorosamente in bianco, mentre le seconde, dopo la pigiatura gravitazionale, sostano nelle vasche troncoconiche termocondizionate per lunghe macerazioni. Ogni giorno vengono alternati ai rimontaggi le follature. Questa vinificazione, per come viene svolta, tradizionale e innovativa al tempo stesso, garantisce grandi estrazioni e un’alta qualità del vino prodotto, la cui elevazione è completata da vasche d’acciaio e da barriques. Dieci persone, complessivamente, si occupano di tutte le attività della cantina, dal processo di vinificazione alla collocazione del prodotto al cliente in diversi Paesi del mondo, tra cui Svizzera – il primo mercato estero -, Cina, Stati Uniti, Canada, Taiwan, Thailandia, Germania e Inghilterra. «L’identità è il nostro punto di forza – afferma Ferrari –. I nostri vini hanno uno stile inconfondibile e sono uniti da un filo conduttore che li rende riconoscibili. Nascono tutti in vigneto e fanno dell’eleganza e della finezza le proprie caratteristiche; sono l’espressione di un produttore, di uno splendido luogo e di un modo personale di fare vino». Questo personale modo di cui Ferrari parla include il perseguimento di principi che riportano sempre e comunque al rispetto della natura e che, nel tempo, si sono manifestati in diverse azioni concrete: dall’adozione del fotovoltaico, con pannelli da 40 kW, e di un impianto solare termico, alla continua riduzione dell’impronta carbonica e dello spreco dell’acqua, che avviene anche attraverso la raccolta dell’acqua piovana in quattro laghetti della tenuta; dall’utilizzo dell’agricoltura di precisione, che punta a mettere in un angolo il mito della mole di prodotto e a riconsiderare verso il basso il fattore dell’impatto ambientale necessario a ottenerlo – tramite l’equazione: meno prodotto=meno trattori -, fino alla conversione dell’azienda al regime biologico.

Regime biologico per tutta l’azienda

«In una società che per troppo tempo ha privilegiato la quantità e, di conseguenza, le tecniche produttive capaci di favorirla, è necessario rimettere al centro la qualità e il rispetto per l’ambiente – spiega l’AD di Monte delle Vigne –. Per quello che mi riguarda, io sono sempre stato coerente con il mio modo di essere. La nostra impronta carbonica è bassissima, grazie a 400 mq di pannelli solari, a 60 ettari di vigneto allevati tra due parchi e alla viticultura di precisione, che fa sì che i nostri mezzi meccanici abbiano sul terreno un impatto davvero poco rilevante. Dopo una prima fase di due anni di sperimentazione, abbiamo inserito la totalità dell’azienda in regime biologico, adottando tutte le pratiche per ridurre al minimo gli interventi in vigneto. Abbiamo poi predisposto una centrale meteo completa, con misurazione delle piogge, dell’umidità dell’aria e del terreno, dei venti e delle temperature, che ci permetterà di calcolare i tempi esatti del manifestarsi di eventuali malattie e di ridurre, così, i trattamenti di rame e zolfo esclusivamente in caso di reale necessità. Solo questa pratica ci consentirà di abbattere del 50% l’erogazione dei trattamenti curativi: le nostre uve saranno più pulite, insieme ai terreni che le ospitano». Questa tensione verso l’essenziale ha dato vita a due vini biologici, il Lambrusco e il Cabernet Franc, che segnano la strada su cui l’azienda ha intenzione di impostare la sua intera produzione nei prossimi anni. “Sebbene non siano per ora tutti certificati bio, i nostri vini possono definirsi ecosostenibili, perché le uve da cui nascono, in primis, lo sono”, tiene a precisare Ferrari.

Monte delle Vigne

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