Il Nobile diventa sostenibile

Arrivare alla denominazione “sostenibile e a emissioni zero”: questo è l’obiettivo di un articolato percorso iniziato recentemente dal Consorzio della DOCG Vino Nobile di Montepulciano.

La sostenibilità nasce innanzitutto nell’anima. Nasce dall’intuire che preservare l’ambiente non porta solo un vantaggio economico, che eventualmente ne è una conseguenza, ma permette di esprimere al meglio la vocazione naturale di un territorio, esaltando l’unicità e autenticità della sua bellezza e dei suoi frutti e il loro mantenimento di generazione in generazione. È così che già negli Anni Ottanta, quando sostenibilità era una parola forse non ancora coniata, alcuni viticoltori della zona del Nobile iniziarono a interrogarsi su come mantenere l’integrità del territorio plasmato dai propri avi, limitando l’abuso nella coltivazione della terra e nello sfruttamento delle piante, per evitare conseguenze indesiderate e imprevedibili. In queste considerazioni sono le radici di iniziative realizzate poi su quei territori negli ultimi anni e a cui il mondo enologico italiano guarda con interesse, per la portata innovativa e le conseguenze – anche economiche e di marketing – che potrebbero avere.

Ne parliamo con Paolo Solini, direttore tecnico del consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

Una delle vostre iniziative si chiama “Carbon Footprint del Vino Nobile”. In cosa consiste?

Con questa iniziativa il Consorzio del Vino Nobile vuole identificare e quantificare le emissioni di gas serra legate alla produzione del vino della propria denominazione, considerando tutto il comprensorio, che poi rappresenta l’unità amministrativa del Comune di Montepulciano. L’obiettivo è di valutare le emissioni di CO2 legate a tutto il ciclo di vita (“dal tralcio al bicchiere”), per poi definire e avviare misure atte a compensare le emissioni e arrivare infine alla neutralità per tutto il territorio. Questo, nella consapevolezza crescente che, come viticoltori e agricoltori, noi tutti giochiamo un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’ecosistema.

Da dove parte questo progetto?

Parte dall’esperienza pionieristica di un nostro associato – l’azienda Salcheto – che, per iniziativa propria, ha messo a punto un sistema per calcolare l’impronta carbonica della produzione delle sue bottiglie. Abbiamo adottato questa esperienza e, modificandola, abbiamo messo a punto un protocollo da applicare non alla singola bottiglia ma alle diverse fasi di produzione del vino in modo da poter considerarne l’intero ciclo produttivo. In questo modo il protocollo è applicabile a tutto il territorio. Esso considera tutti i passaggi della produzione che generano emissioni di gas climalteranti. Ad esempio, l’utilizzo di materie di derivazione fossile in vigneto, il consumo di fonti energetiche non rinnovabili, le tipologie di imballaggio e trasporto utilizzati, etc.

 

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