Olio d’oliva per gli USA

Gli USA sono il maggior mercato extra UE anche per l’olio d’oliva italiano, in assenza di flussi inversi significativi. FDA non regolamenta specificamente l’olio; ci si confronta con standard emessi dal Dipartimento Agricoltura, oltre che con quelli IOC. L’importatore e il rappresentante FDA dell’esportatore sono figure indispensabili.

Anche per l’olio gli US si confermano il mercato principale per l’export italiano, seguiti dagli altri paesi importatori nell’ordine che normalmente incontriamo per le altre bevande. L’Italia copre circa un terzo dell’import US per l’olio, contendendosi con la Spagna la posizione di primo esportatore.

Negli US c’è una piccola produzione di olio, pari al 2,6% dei consumi; i produttori dal 1989 si sono organizzati nella North American Olive Oil Association (NAOOA), che rilascia un certificato di qualità in confronto con gli standard IOC, e dal 2012 anche nella American Olive Oil Producers Association (AOOPA), articolata per Stati (California, Florida, Georgia, Texas). Produzione e comunicazione sono orientate all’extravergine, alla bottiglia di vetro scuro, all’etichetta con la data del raccolto e il luogo di origine, al prodotto fresco da consumarsi entro l’anno anche se la data best by è normalmente di due anni.

Gli US ufficialmente non aderiscono all’IOC e hanno propri US standard, simili agli internazionali. La differenza è motivata con le diverse condizioni climatiche della produzione. Sulle riviste di settore è facile trovare studi secondo cui l’extravergine di importazione spesso non risponde né agli US standard né a quelli IOC.

pane olio e oliveIl sistema dei controlli per l’olio e i requisiti per importare negli USA

Il Federal Food, Drug and Cosmetic Act (FFDCA) conferisce a FDA l’autorità di regolamentare gli alimenti e le bevande commercializzati interstati. è responsabilità del produttore che l’alimento sia sano, integro ed etichettato fedelmente secondo il FFDCA.

L’olio d’oliva non è normato in modo specifico da FDA, ricade quindi sotto la normativa generale. Nel 2010 l’US Department of Agriculture, che non ha autorità regolamentare, ha emesso uno standard che denomina e classifica esattamente l’olio d’oliva ai fini del mercato, senza valore di legge federale e su base volontaria.

Lo USDA Standard è invece stato recepito per la produzione interna dalla California nel proprio Health and Safety Code nel 2014 e per l’extravergine i valori sono stati addirittura ristretti ponendo il limite dello 0,5% per l’acidità libera.

FDA non impone procedure speciali per l’import dell’olio d’oliva. Per esportare negli USA è comunque necessario avere una struttura operativa in loco o avvalersi di un importatore locale in possesso del Federal Basic Importer’s Permit. L’importatore è responsabile di garantire che il prodotto sia sano, conforme alle norme ed etichettato correttamente; è responsabile dei dazi e delle altre tasse, che sono raccolte dal Customs and Border Protection (CBP).

L’esportatore deve registrare tutte le sue unità produttive con FDA secondo il Bioterrorism Act del 2002 e deve avere un agente locale che lo rappresenta. Deve fornire mediante sistema informatico a FDA una notifica anticipata di importazione Prior notice per ogni spedizione, affinché l’Agenzia possa organizzare i controlli. Le partite in arrivo sono soggette all’ispezione e sono fermate se non conformi ai requisiti US, che valgono sia per la produzione locale che per i prodotti importati. Sono esattamente normati da FDA i claim nutrizionali e salutistici associabili all’olio.

 

LO STANDARD DELL’OLIO
[Federal Register April 28, 2010]

§ 52.1531 definizioni:

  • olio d’oliva ottenuto esclusivamente dal frutto dell’ulivo senza solventi o processi di riesterificazione;
  • oli vergini d’oliva ottenuti con trattamento meccanico o fisico tali da non indurre alterazioni, sottoposti solo a lavaggio, decantazione, centrifugazione e filtrazione;
  • olio di sansa d’oliva ottenuto trattando la sansa (quel che resta dopo l’estrazione meccanica dell’olio d’oliva) con solventi o altri mezzi fisici, senza processi di sintesi. E’ permessa l’aggiunta di alfa-tocoferolo, sino al massimo di 200 mg/kg nel finito, per compensare le perdite durante la raffinazione.

§ 52.1532 tipi di olio d’oliva:

  • extravergine;
  • vergine;
  • vergine lampante non atto al consumo umano tal quale;
  • olio d’oliva;
  • olio d’oliva raffinato.

§ 52.1533 tipi di olio di sansa:

  • olio di sansa;
  • olio di sansa raffinato;
  • olio di sansa crudo.
  • 52.1534 classificazione dell’olio d’oliva:
  • US extravergine: gusto e profumo eccellenti, acidità inferiore a 0,8% in peso in acido oleico;
  • US vergine: gusto e profumo ragionevolmente buoni, acidità inferiore a 2,0% in peso in acido oleico;
  • US vergine lampante non atto al consumo umano tal quale: gusto e profumo poveri, acidità superiore a 2,0% in peso in acido oleico; è indirizzato alla raffinazione o ad uso non alimentare;
  • US olio d’oliva: miscela di olio d’oliva raffinato e oli vergini, gusto e profumo tipici del vergine, acidità inferiore a 1,0% in peso in acido oleico, alfa-tocoferolo massimo 200 mg/kg nel finito;
  • US olio d’oliva raffinato: ottenuto per raffinazione da oli vergini senza alterazione della struttura glicerica iniziale, acidità inferiore a 0,3% in peso in acido oleico, insapore e inodore, è permessa l’aggiunta di alfa-tocoferolo sino al massimo di 200 mg/kg nel finito.

§ 52.135 classificazione dell’olio di sansa (non può essere etichettato come olio d’oliva):

  • US olio di sansa: miscela di sansa raffinato e di oli vergini, acidità inferiore a 1,0% in peso in acido oleico, sapore accettabile, debole profumo di olio d’oliva;
  • US olio di sansa raffinato: ottenuto da olio di sansa crudo sottoposto a raffinazione senza alterazione della struttura glicerica iniziale, acidità inferiore a 0,3% in peso in acido oleico, gusto e profumo accettabili;
  • US olio di sansa crudo: è indirizzato alla raffinazione o ad uso non alimentare. Lo standard riporta tutti i parametri e gli indici analitici applicati all’olio e le tabelle che consentono di attribuire al prodotto la classe di qualità che gli corrisponde; elenca i metodi di analisi.

Documenti, certificati e procedure di importazione

Le procedure di dogana sono esercitate dal CBP, che richiede:

  • la fattura (Invoice), che riporta compratore, venditore, paese di origine, prezzo, descrizione dettagliata dei beni e quantità;
  • il Certificato di Origine a supporto delle dichiarazioni tariffarie, rilasciato dalla CCIAA.

Sono inoltre necessari: la Dichiarazione doganale (Documento Amministrativo Unico DAU) di esportazione definitiva da UE; il Certificato di esportazione, rilasciato dal Ministero del Commercio Internazionale, che autorizza l’operatore ad effettuare l’esportazione (serve nel caso di prodotti agricoli, come l’olio, soggetti a regolazione comunitaria dei mercati); i Documenti di trasporto (bill of lading, packing list, insurance policy). Gli imballaggi in legno devono essere fumigati secondo la normativa ISPM n° 15. Entro 5 giorni dall’arrivo del carico l’importatore presenta la dichiarazione doganale, l’Entry Manifest o l’Entry/Immediate Delivery e segue l’iter dello sdoganamento. Ogni carico dotato dei certificati richiesti viene esaminato da CBP, con il possibile prelievo di campioni per l’analisi. E’ opportuno fornire all’importatore il certificato di analisi e ogni altro documento utile a dimostrare la conformità del lotto di olio spedito.

Accordi commerciali, dazi e tasse

In attesa delle novità in materia di barriere regolamentari e tariffarie che saranno introdotte dal TTIP, l’olio paga il dazio dei MFN (Most Favoured Nation). Al dazio si aggiungono due altre piccole tasse: Merchandise Processing Fees (MPF) pari allo 0,3464 % del valore totale del carico, con un minimo di $ 25 e un massimo di $ 485; Harbor Maintenance Fees (HMF) pari allo 0,125 % del valore totale del carico per le spedizioni via mare.

L’etichetta
L’olio è soggetto alle regole di etichettatura generali FDA, in assenza di previsioni specifiche. California, Connecticut, New York, Oregon hanno invece regolamentazione più restrittiva, spesso associata alle indicazioni geografiche di origine. L’etichetta principale o Primary Display Panel (PDP) deve contenere il nome del prodotto, la quantità netta in unità metriche e US, il brand commerciale; è facoltativo il paese di origine. L’etichetta secondaria o Information Panel / Secondary Display riporta il nome e l’indirizzo del produttore, confezionatore estero o del distributore US, la lista degli ingredienti (solo nel caso che all’olio siano aggiunti aromatizzanti o erbe o altri ingredienti), la dichiarazione nutrizionale, i claims nutrizionali e salutistici, il contatto per le informazioni e il codice a barre; per i prodotti importati il paese di origine e il nome e indirizzo/recapito dell’importatore. Tutte le informazioni possono essere contenute in una sola etichetta. NAOOA ha approntato una Brief Labeling Guide che approfondisce: etichetta nutrizionale, claims nutrizionali (sodio, grassi, acidi grassi, colesterolo), altri claims (estrazione a freddo), claims salutistici, quantità netta, paese di origine, etichetta in due lingue, codice del lotto, descrizione del prodotto, nome e indirizzo dell’impresa, dichiarazione ingredienti, marcatura organic.