Vino: largo ai giovani

Formazione, sistema e promozione: queste le tre parole d’ordine dei giovani imprenditori vinicoli

Carlotta Pasqua, veronese, classe 1975, rappresenta la terza generazione della famiglia Pasqua. Dopo gli studi di pubbliche relazioni e marketing a Milano e un’esperienza lavorativa di circa due anni, dal 2002 si occupa delle relazioni pubbliche dell’azienda di famiglia. È Sommelier AIS e fa parte dell’associazione Donne del Vino. Dal 2010 ricopre la carica di presidente AGIVI ed è la prima donna a rivestire questo ruolo
Carlotta Pasqua, veronese, classe 1975, rappresenta la terza generazione della famiglia Pasqua. Dopo gli studi di pubbliche relazioni e marketing a Milano e un’esperienza lavorativa di circa due anni, dal 2002 si occupa delle relazioni pubbliche dell’azienda di famiglia. È Sommelier AIS e fa parte dell’associazione Donne del Vino. Dal 2010 ricopre la carica di presidente AGIVI ed è la prima donna a rivestire questo ruolo

L’anno passato si è chiuso, per i giovani operatori del vino italiani, riuniti nell’AGIVI, Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, con la riconferma – dopo la prima elezione nel 2010 – a presidente di Carlotta Pasqua, responsabile delle relazioni esterne dell’azienda Pasqua Vigneti e Cantine di Verona. Guiderà l’associazione per altri tre anni. Con lei ci interroghiamo sul futuro di AGIVI e, in generale, del settore.

Può tracciare un bilancio della sua passata azione da presidente di AGIVI e delineare le linee guida del prossimi triennio?

Sono stati 3 anni intensi, impegnativi ma molto produttivi: assieme al Consiglio abbiamo deciso di incentrare il nostro programma attorno a tre concetti: formazione, sistema e promozione. Abbiamo cercato di essere costanti nell’organizzare eventi e incontri per favorire la crescita professionale degli associati, il confronto e la condivisione di esperienze, come workshop formativi toccando diversi aspetti della gestione d’impresa, viaggi in Italia e all’estero, weekend alla scoperta delle eccellenze imprenditoriali del nostro Made in Italy.

Ci siamo occupati anche di passaggio generazionale, attraverso una serie di articoli pubblicati su riviste di settore, e di cultura del bere, lavorando in sinergia con Enoteca di Siena e partecipando a incontri organizzati nelle scuole. Tutto questo ha incentivato la partecipazione attiva dei soci e ha consentito di raddoppiare il numero di iscritti nell’arco dei 3 anni. Per il prossimo futuro, proseguiremo nel segno della continuità, dando sempre molta importanza alla formazione e lavorando alla costruzione di un vero e proprio “wine network” tra i giovani imprenditori del mondo del vino.

Quali ritiene siano gli argomenti in cui oggi gli imprenditori del vino – più o meno giovani – avrebbero bisogno di essere formati per affrontare meglio le sfide di questa fase congiunturale?

In questi tre anni abbiamo organizzato corsi su temi diversi, dal marketing ai social network, all’export… Tra i corsi che hanno avuto maggiore successo sicuramente “public speaking”, perché in questo bellissimo mestiere ci viene sempre più spesso richiesto di comunicare chi siamo, cosa facciamo e perché il nostro prodotto è diverso dagli altri. Dobbiamo essere in grado di farlo al meglio e in modo chiaro e incisivo, perché comunicare e relazionarsi, creare e mantenere relazioni con i nostri clienti e consumatori è fondamentale oggi. Per il 2014, a richiesta di molti, stiamo invece pensando a un corso specifico sulle tecniche di vendita, stiamo ragionando su un calendario di incontri per il controllo di gestione e per un aggiornamento sulle procedure export.

L’Italia, spesso a ragione, è tacciata di essere “un Paese per vecchi”. Quale ruolo possono avere, invece, i giovani (sia gli imprenditori che i loro collaboratori nelle diverse aree della direzione aziendale) nell’industria vitivinicola?

Credo che ai giovani stia il compito di portare avanti nel modo migliore il patrimonio, l’immagine e l’eccellenza del vino italiano, con le proprie idee e la propria visione, con impegno, coraggio e responsabilità, con creatività e voglia di fare e innovare, imparando a lavorare insieme e uniti per creare un vero sistema vino-Italia che sappia promuoversi in modo coerente ed univoco nel mondo. Anche per questo motivo abbiamo ampliato il consiglio a 12 membri, al fine di poter elaborare delle proposte concrete da poter sottoporre al mondo vino Italia e successivamente alla classe dirigente della politica Italiana.

Foto di gruppo dei consiglieri di AGIVI, freschi di elezione, che rappresentano tutta l’Italia vinicola. Oltre a Carlotta Pasqua, il Consiglio è composto da: Francesca Argiolas e Federico Terenzi (vicepresidenti); Stefano Ricagno (tesoriere); Enrico Gobino, Chiara Giannotti, Barbara Mottura, Marco De Corato, Alessandro Perini, Violante Gardini, Silvia Franco, Gianluca Garofoli (consiglieri)
Foto di gruppo dei consiglieri di AGIVI, freschi di elezione, che rappresentano tutta l’Italia vinicola. Oltre a Carlotta Pasqua, il Consiglio è composto da: Francesca Argiolas e Federico Terenzi (vicepresidenti); Stefano Ricagno (tesoriere); Enrico Gobino, Chiara Giannotti, Barbara Mottura, Marco De Corato, Alessandro Perini, Violante Gardini, Silvia Franco, Gianluca Garofoli (consiglieri)

Quali sono, a suo parere, le maggiori criticità per il vostro settore e i fattori limitanti allo sviluppo di una impresa vinicola?

Quali soluzioni propone per affrontarli? Quali, invece, le opportunità che è necessario cogliere? Il punto debole del settore è, anzitutto, l’estrema frammentazione di tutta la filiera, dalla produzione, alla commercializzazione fino alla promozione. Intendo dire che se ci confrontiamo con l’estero, a livello di dimensioni aziendali siamo molto piccoli, non possiamo contare sulla forza e presenza di una catena di distribuzione italiana che riesca ad uscire dai nostri confini (mentre i gruppi francesi come Auchan e Carrefour sono in Cina da tempo), abbiamo perso il controllo delle catene alberghiere come Ciga e Jolly, che potevano portare il nostro stile nel mondo, come invece oggi può fare la Francia con Le Meridien.

A livello di promozione, esistono tanti piccoli progetti ma manca la forza di un progetto univoco che parli di Italia e vino italiano. A questo aggiungiamo il calo dei consumi interni e mercato interno saturo e poco marginante, burocrazia, scarsa competitività, costo del lavoro, aumento dell’iva… Nonostante tutto questo, l’Italia resta tra i 3 maggiori produttori di vino al mondo, la voce vino è la più importante tra le voci dell’export e il settore occupa, in tutte le sue varie fasi, circa 1 milione di persone. Questo significa che le potenzialità ci sono, dobbiamo valorizzarle e coglierle, lavorando sui punti di forza: sul territorio, che vuol dire anche cultura, enogastronomia, turismo, ospitalità, sul rapporto qualità-prezzo e l’unicità dei nostri vitigni autoctoni.

Quali consigli può dare, da imprenditrice, a un giovane che intende intraprendere una nuova impresa nel vostro settore?

Suggerirei di valutare bene l’investimento e informarsi in modo approfondito sul mercato e le sue dinamiche. Direi di trovare una propria nicchia e un proprio mercato di riferimento, di pensare in modo creativo e innovativo, per offrire servizi diversi e unici, e cercare anche attraverso lo strumento social network di costruire relazioni con i propri clienti. Di non pensare solo agli aspetti produttivi ma anche al lato commerciale, al come far uscire il proprio prodotto e portare a casa utili.

Consiglierei di focalizzarsi su una produzione di qualità (qualità intesa come rapporto qualità prezzo) in modo tale da non dover subire le minacce dei competitors che si basano solo sulla leva del prezzo. Decisamente appoggerei il giovane, perché se da un lato è fondamentale sviluppare l’agroalimentare in Italia per il bene comune, dall’altro credo sia una delle eccellenze che ci permetterà di avere marginalità nelle aziende.

Quale messaggio vorrebbe lanciare alla classe politica e ai decisori delle strategie economiche italiane a nome degli imprenditori che rappresenta?

Quali misure invocherebbe per sostenere il vostro settore? Riduzione del carico fiscale sulla manodopera, incentivi alle aziende che esportano, taglio dei costi della politica, riduzione dell’iva e semplificazione burocratica. Chiederei di essere più credibili e concreti e di non pensare ad azioni che diano risultati a breve ma che si pensi a medio lungo termine. Chiederei un ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che avesse maggiore continuità, gestito da persone competenti e professionali, con un background tecnico, in grado di tutelare e promuovere i nostri interessi in sede europea.

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Una palestra per i giovani imprenditori vinicoli

AGIVI, Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, nasce nel 1989 dalla volontà di un gruppo di giovani imprenditori, già appartenenti all’Unione Italiana Vini e alla Confederazione della Vite e del Vino, di unirsi per accrescere i valori, l’intesa e lo spirito di coesione fra le aziende del settore. L’associazione ha registrato nel tempo una costante crescita di visibilità, affermando il proprio ruolo di portavoce della nuova generazione degli imprenditori vinicoli, che oggi sono alla guida delle più importanti aziende italiane.
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