Inchiesta

Export e promozione

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Senza promozione non si vende!”]
Michèle Shah, Michèle Shah srl Marketing Strategies Italian Wines
Michèle Shah, Michèle Shah srl Marketing Strategies Italian Wines

Per esportare il proprio vino all’estero fondamentale è, innanzitutto, saper comunicare, essere dinamici, saper vendere. Imprescindibile è poi la conoscenza della lingua inglese senza la quale, anche con un buon interprete, particolari importanti e simpatici della conversazione potrebbero essere “lost in translation”! Last but not least la promozione: il produttore italiano molto spesso non investe abbastanza in essa, s’investe più volentieri nei vigneti e nella cantina o nei trattori, dimenticando che senza una promozione costante non si vende! La promozione dovrà essere originale e mirata facendo leva su contatti diretti – ristoranti, enoteche, wine bar, gastronomie – sulla partecipazione a eventi regionali e degustazione dei vini proposti per la vendita, su campagne educational in azienda con gruppitarget.

Individuato il mercato sul quale fare business, fondamentale sarà la conoscenza di quest’ultimo. Anche qui, spesso, i produttori italiani non conoscono a sufficienza il mercato dove presentano i loro vini; non sono preparati a confrontarsi con la cultura, i costumi e le regole dei diversi mercati. Ma come prepararsi? Innanzitutto attraverso un’indagine del mercato locale sul quale si vuole operare: quali sono i trend? Quale legislazione vige? Quali sono i competitor da altri Paesi? Fondamentale sarà poi individuare una strategia commerciale che tenga conto dei vini da promuovere, i prezzi, le etichette e le controetichette da utilizzare, per passare poi dal packaging.
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Contenuto e contenitore

«La promozione si gioca in fondo su due parole: contenuto e contenitore», continua Staffa. «La prerogativa che deve avere il contenuto è quella d’intrigare il potenziale cliente con messaggi lanciati non solo dal proprio sito web ma anche da altri strumenti offerti dalla rete, in primis i social media. “Mendicare” un “mi piace” su Facebook, certo non significa comunicare. Come comunicare non significa proporre una promozione di un vino “buonissimo”. Di promozioni e prezzi allettanti, in fondo, il web è pieno! Serve, piuttosto, coinvolgere l’internauta raccontando la propria storia, la propria tradizione, l’identificazione in un certo territorio, i motivi che rendono unico il proprio vino. Proporre un buon contenuto è il 50% del lavoro, il resto lo fa il contenitore più appropriato, quindi il sito web ma anche i social media, siti come YouTube… Non tutte le aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, hanno capito l’importanza dei social media. Un dato su tutti: il più blasonato tra i social media, Facebook, è oggi utilizzato da 1miliardo e 186 milioni di persone nel mondo. I social media sono uno strumento d’incontro virtuale, un nuovo e affidabile metodo per lo scambio d’informazioni di qualsiasi tipo, quindi riguardanti anche il vino. C’è sempre più diffidenza da parte del consumatore verso i media tradizionali, anche le guide dei vini hanno perso appeal. E questo perché il consumatore non vuole più affidarsi alla recensione di un critico, di un giornalista…; preferisce seguire i consigli di chi come lui ha provato il prodotto. Il clamoroso successo di Trip Advisor, è a questo proposito, un esempio emblematico ed eclatante».

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Social media sempre più indispensabili per promuovere il vino”]
Valeria Moschet, social media marketing specialist (www.socialmargarita.it)
Valeria Moschet, social media marketing specialist (www.socialmargarita.it)

È ormai chiaro ed evidente a tutti come il web abbia, già da diversi anni, modificato i processi decisionali di acquisto del consumatore, andando a ricoprire un ruolo fondamentale per la promozione di ogni tipo di prodotto, vino incluso. Di “vino” in rete se ne parla moltissimo, soprattutto relativamente all’immaginario racchiuso in questo genere di prodotto. Questa doverosa premessa aiuta a dare l’idea di quanto, oggi, per un operatore del settore vino sia importante – a mio parere necessario – aprirsi all’utilizzo consapevole dei social media, soprattutto se interessato a vendere all’estero, dove l’uso abituale di questi strumenti di comunicazione è molto più diffuso. Chi vuole vendere vino, a maggior ragione oltre i confini italiani, dovrà essere in grado di capire come “intercettare” le conversazioni che avvengono già sul prodotto vino e indirizzarle verso la promozione del proprio prodotto e/o brand.

I social media, quindi, non diventano altro che un ulteriore mezzo di comunicazione che non deve mancare mai in un’adeguata strategia di marketing. Con oltre 1 miliardo di utenti attivi nel mondo al mese, Facebook è sicuramente il primo social media che ogni produttore di vino dovrebbe considerare. Facebook, il social network “amicale”, è il luogo perfetto per condividere con un tono informale e molto vicino al consumatore che si avvicina al mondo del vino, una “storia”, capace di fargli vivere un’emozione, che possa poi condividere con i suoi amici. Twitter è utilissimo per creare relazioni con gli “influencer” del settore. Essere presenti in maniera strategica su questo social media offre la possibilità di poter intercettare e dialogare con le “voci che contano” del mondo del vino: blogger, giornalisti, sommelier, ristoratori e tutti quei potenziali interlocutori che conoscono già il prodotto vino, ne parlano.

Linkedin, il social network professionale, sarà invece molto utile per cercare di entrare in contatto con operatori di settore a cui vendere il prodotto. Per approcciare i social media, servono, comunque, scelte strategiche ben precise in base alle proprie esigenze e obiettivi, magari facendosi consigliare da esperti di social media marketing in modo da poter individuare i modi e luoghi più adatti dove intraprendere le nostre “conversazioni”. Teniamo anche presente che esistono tantissimi social media/ piattaforme tematiche diverse Paese per Paese su cui si può pensare di essere presenti. Ovviamente una scelta del genere dovrà essere sostenuta da una strategia commerciale ben precisa legata al proprio sviluppo di vendita all’estero.

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