Intervista

In difesa del made in Italy

Prodotti alimentari

Quali sono le politiche che il suo ministero metterà in atto prossimamente per rendere l’olio extravergine di oliva italiano, vera eccellenza del “made in Italy”, un prodotto riconoscibile e quindi stimabile nel mondo, al pari dei nostri vini?

Abbiamo lavorato molto, a Bruxelles, nella direzione di una sempre maggiore trasparenza delle informazioni in etichetta per gli oli di oliva. E abbiamo ottenuto il via libera dalla Commissione europea al regolamento – in vigore dal 13 dicembre – con il quale sarà possibile verifi care con maggiore facilità, nella parte frontale della bottiglia, le caratteristiche dell’olio e la sua origine. Le informazioni in etichetta dovranno essere riportate obbligatoriamente nello stesso campo visivo principale e in un corpo di testo omogeneo. Un passo decisivo a tutela dei consumatori potranno capire se l’olio è effettivamente italiano. È necessario che la trasparenza dell’etichetta diventi un principio fondamentale per tutti gli alimenti, in modo da tutelare il consumatore e garantire la lealtà della concorrenza.

Ma siamo a lavoro anche su altri livelli. Punteremo molto sui programmi di promozione dell’olio, sia nei Paesi europei che nei Paesi Terzi, dato che gli strumenti comunitari ci permettono di seguire questa strada. Qualche settimana fa, invece, la Commissione europea ha recepito le decisioni del Consiglio Oleicolo Internazionale per quanto riguarda i metodi per la determinazione degli “etil esteri”, in sostituzione del metodo di calcolo degli “alchil esteri”, facilitando in tal modo le azioni volte alla prevenzione di pratiche fraudolente. Le modifiche approvate dalla Commissione europea, fortemente sostenute dall’Italia, favoriranno la prevenzione ed il contrasto delle frodi in un settore strategico del Made in Italy. Siamo molto soddisfatti, perché è necessario continuare sul percorso intrapreso a difesa della trasparenza e della qualità del prodotto, tanto a livello comunitario quanto nazionale. Il settore dell’olio d’oliva rappresenta un patrimonio importante per il nostro Paese e per questo va tutelato e valorizzato.

L’articolo 62 sulla disciplina dei rapporti commerciali (Decreto CresciItalia) e sui contratti nella filiera agroalimentare ha creato differenti modalità interpretative della norma da parte del ministero dello Sviluppo economico e del vostro ministero. Può spiegarci come risolvere l’impiccio in cui si trovano le aziende e che cosa c’è ancora da migliorare in quell’articolo?

Sulla questione è necessario che ci sia una grande collaborazione tra tutti gli attori in campo. L’art. 62 ha introdotto un principio, fissando tempi certi di pagamento, oltre che l’obbligo di contratti scritti. Si tratta di una misura importante per i rapporti interni alla filiera, che ha come obiettivo il riequilibrio tra i diversi anelli della catena. Ora, dopo una prima fase di assestamento, c’è bisogno di fare i dovuti aggiustamenti per andare incontro alle esigenze di tutti, anche quanti hanno espresso delle critiche nei confronti della norma. In ogni caso il regime normativo introdotto con l’articolo 62 è vigente a tutti gli effetti ed è assolutamente compatibile con le direttive comunitarie di riferimento.

La riforma della Politica agricola comune (Pac) sarà in grado di limitare le perdite per gli agricoltori italiani? Grazie a quale meccanismo?

È vero che con la nuova Pac ci sarà una complessiva diminuzione del livello degli aiuti diretti, generata in particolare da minori risorse finanziarie attribuite al I Pilastro. Tuttavia la riforma che abbiamo approvato contiene alcune soluzioni per mitigare gli effetti della convergenza interna degli aiuti diretti nell’ambito del territorio nazionale e regionale. Mi riferisco alla possibilità di aumentare il livello degli aiuti più bassi di almeno il 60% della media nazionale/ regionale, ma nel contempo di limitare le perdite degli aiuti diretti sopra la media in modo che queste siano al massimo del 30% del loro valore. La nuova Pac prevede, ed è importante evidenziarlo, un livello di sussidiarietà molto alto. Ciò ci consentirà di operare scelte nazionali ampie ed efficaci a sostegno sia di settori in difficoltà che di comparti che necessitano di essere rilanciati in termini di competitività. Infine vorrei evidenziare l’aumento importante di risorse sul II Pilastro che consentirà di attivare politiche strutturali importanti e necessarie per la modernizzazione e l’efficienza delle nostre aziende.

Parliamo infine di politiche occupazionali. Quali atti compirà il suo ministero a favore dei giovani?

Con la nuova Pac, anche grazie alla determinazione con la quale abbiamo portato avanti il negoziato, abbiamo ottenuto l’introduzione di una norma che prevede l’obbligatorietà della maggiorazione del 25% degli aiuti diretti per le aziende condotte da under 40. I nostri giovani potranno così avere a disposizione 5 anni di aiuti agevolati per intraprendere e avviare una attività nel settore agricolo. Accanto a ciò sono convinta che puntare di più sulla ricerca e sullo sviluppo sia un modo per sostenere tanto la competitività delle imprese, quanto il livello di occupazione dei nostri ricercatori. Il mio ministero, attraverso enti come il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), è impegnato in prima fila per dare impulso all’innovazione, promuovendo e sostenendo la ricerca. Nella riforma della Pac sono previste inoltre specifiche risorse volte a rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione.