Intervista

Chiusure a confronto: a voi la scelta!

Quali sono i plus del vostro sistema di chiusura rispetto agli altri, sotto il profilo della conservazione del vino e del processo di imbottigliamento?

Promozione Sughero: Il sughero è una chiusura che ha un’elasticità naturale e si adatta facilmente a tutti i tipi di collo di bottiglia. Con le chiusure alternative la questione della dimensione del collo esterno e interno della bottiglia acquisisce una rilevanza più importante. Le tolleranze sono molto più basse e il rischio di una tappatura difettosa aumenta. Sotto il profilo della conservazione, il sughero è l’unica chiusura che assicura la corretta conservazione del vino soprattutto a lungo termine. La maggior parte delle chiusure alternative può causare nel tempo complicazioni. Per esempio la plastica può dare origine a difetti quali l’ossidazione mentre l’alluminio a riduzione. Il problema dei vini ridotti oggi è ben più rilevante di quello dell’odore di tappo.

Casini: La prima risposta immediata, che non ha bisogno di ulteriori approfondimenti, è che riusciamo a garantire prestazioni costanti, evitando così la variabilità causata dall’uso di chiusure naturali. In secondo luogo le chiusure sintetiche sono di gran lunga i tappi più neutri, insieme a quelli a vite. Sono quindi la soluzione ottimale per lasciare inalterata la struttura organolettica dei vini, nella fondamentale esaltazione e difesa della tipicità aromatica. È inutile prenderci in giro: ancora oggi, troppo spesso, quando si stappano bottiglie tappate con chiusure tradizionali, si incontrano difettosità e modifiche aromatiche.

E non parliamo solo del difetto di tappo, ma questo fenomeno viene troppo spesso accettato nel mondo del vino. Qualcuno si sognerebbe di accettare, per esempio, che un flacone di latte ogni 10 o 20 fosse acido? In ultimo, c’è l’aspetto che reputiamo forse più saliente che è la gestione dell’ossigeno: se infatti negli ultimi anni la ricerca ha fatto grandi passi avanti nell’individuazione di chiusure ad altissima barriera all’ossigeno per proteggere al meglio i vini bianchi, dall’altro lato ci stiamo rendendo conto che i vini imbottigliati sono spesso vinificati e affinati in quasi totale assenza di ossigeno.

Questa pratica, specialmente nei casi di vitigni a forte tendenza riduttiva, porta a un errato sviluppo del vino in bottiglia, specialmente per quanto riguarda i vini rossi. Nasce quindi l’esigenza di somministrare piccolissime quantità di ossigeno al vino durante l’evoluzione in bottiglia per permettere lo sviluppo della complessità aromatica nel tempo. Ecco quindi che la chiusura diventa il solo mezzo per apportare ossigeno ed è in tale contesto che le chiusure sintetiche di nuova generazione danno un valore aggiunto. Sono le sole dove è possibile scegliere la quantità di ossigeno da trasferire.

Per un’azienda che desidera il passaggio da altri sistemi di chiusura al vostro, quali modifiche alla linea di imbottigliamento sono necessarie?

Promozione Sughero: Il sughero si può utilizzare con qualsiasi sistema di tappatura a ganasce.

Casini: Al contrario, per esempio, delle chiusure a vite o di altri sistemi di chiusura, per utilizzare i tappi sintetici non è richiesta nessuna modifica all’impianto di tappatura, con il vantaggio che, non essendo soggetti a frammentazione o a spolveramento, gli impianti rimangono nettamente più puliti. E questo, visto il contesto di crisi economica, è un fattore rilevante.

Qual è il vissuto dei consumatori nei confronti delle chiusure che voi sostenete?

Promozione Sughero: Negli ultimi 12/14 anni l’industria del sughero ha fatto passi da gigante e ha ridotto dell’oltre l’85% l’incidenza del problema dell’odore di tappo, per questo il sughero è stato rivalutato dalla maggior parte degli opinion leader e viene confermato come la chiusura per eccellenza del vino. Oggi il mercato vuole un tappo di sughero senza nessun problema o piccolo difetto, anche se si tratta pur sempre di un prodotto 100% naturale. Occorre ricordare che nessun tipo di chiusura è perfetta perché esistono problemi di ossidazione precoce provocata dal tappo in plastica e quelli di immagine e meccanici provocati dal tappo a vite.

Casini: È una domanda che viene posta spesso, per questo alcuni nostri associati hanno condotto degli studi. I risultati per noi erano abbastanza scontati: la chiusura è un fattore neutro per i consumatori. Tranne quella a vite, che in Italia è comunque legata ancora a un concetto di vino a basso costo, le altre non sono visibili. Alla domanda poi se il tappo sintetico costituisce un minusvalore, la risposta è assolutamente no. Chiediamo invece quale sia la reazione di chi ha pagato, magari anche caro, la bottiglia del suo vino preferito e quando la stappa percepisce il gusto di tappo. Succede almeno a 3 sfortunati su 100…

Avete mai effettuato un’analisi del “vostro” tappo sotto il profilo ambientale? Con quali risultati?

Promozione Sughero: La valutazione è stata effettuata da un ente indipendente appartenente al PriceWaterHouseCoopers di nome EcoBilan, con sede in Francia. Il sughero ha avuto la meglio sulla plastica che è un derivato del petrolio e sul tappo a vite che è realizzato in alluminio. Si consideri che l’ammontare di CO2 trattenuto dalle foreste di sughero è pari a tutte le emissioni di CO2 dell’industria vinicola mondiale. Parliamo di 14 milioni di tonnellate. Va ricordato inoltre che ciascun tappo di sughero assorbe 8 grammi di CO2 durante la sua vita. Quindi una cantina che utilizza 1 milione di tappi assorbe naturalmente 8 tonnellate di CO2 senza saperlo!

Casini: Il peso della chiusura in termini di carbon footprint è minimale, ma dobbiamo considerare l’impatto ambientale che ha la produzione dei tappi stessi. In questi termini ad esempio il sughero ha un costo elevatissimo in termini di risorse idriche impiegate. Noi stiamo lavorando per diminuire sempre di più il nostro impatto sull’ambiente e siamo facilitati anche dal fatto che, essendo le nostre chiusure in materiale plastico, possono essere riciclate semplicemente gettandole tra i rifiuti di plastica.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Il sughero: risorsa mediterranea”] La produzione mondiale di sughero raggiunge le 300.000 tonnellate annue e si concentra nel bacino del Mediterraneo tra il Portogallo, con il 52,5% del totale, la Spagna con il 29,5%, l’Italia con il 5,5%, seguite da Algeria, Marocco, Tunisia e Francia. L’Italia, al terzo posto tra i produttori mondiali, con 170 mila quintali di sughero prodotti all’anno, realizza circa un miliardo e mezzo di tappi di sughero all’anno. La produzione maggiore di sughero in Italia si concentra in Sardegna.

Nel nostro Paese, secondo stime recenti, il comparto del sughero dà lavoro a circa 3.000 persone, tra occupazione diretta e indotta, producendo un fatturato di circa 250 milioni di euro all’anno. L’industria del vino è il maggior “cliente” dell’industria del sughero e assorbe il 70% della sua produzione. Per promuovere ulteriormente l’utilizzo del sughero, sta per inziare la seconda parte della Campagna APCOR, di nome Intercork II, voluta dal governo portoghese dopo l’enorme successo della Intercork I. La campagna sarà realizzata grazie alla collaborazione tra: APCOR, FederlegnoArredo, Rilegno e 4 aziende leader in Italia.

Fonte: Campagna di promozione del sughero in Italia
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