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Beverage a denominazione di origine: business europeo

Il mercato europeo dei prodotti a indicazione geografica è dominato dal vino e l’Italia ha un ruolo da protagonista in questo comparto. È quanto emerge da un recente rapporto della Commissione Europea.

Uno dei driver dello sviluppo dell’agroalimentare in Italia e in tutta l’Europa sono le indicazioni geografiche (DOC e IGP), uno strumento utile per promuovere i prodotti, anche in ambito internazionale, e offrire al consumatore maggiori garanzie. Il comparto del vino è quello in cui – in Italia e nell’intera UE – si è fatto fino a ora il maggior ricorso alle denominazioni. Con quali risultati? Per capirlo basta analizzare uno studio recentemente pubblicato dalla Commissione Europea sul valore del sistema di tutela delle denominazioni di prodotti agricoli e alimentari (“indicazioni geografiche” o “IG”). Ebbene, complessivamente le indicazioni geografiche dell’UE, nel loro complesso, valgono a livello mondiale circa 54 miliardi di euro.

Il loro mercato è prevalentemente nazionale, ma la quota destinata all’esportazione è tutto fuorché trascurabile. Il 60% dei prodotti IG europei, infatti, è stato venduto nel Paese di produzione, il 20% in altri Paesi dell’UE e il restante 20% è stato esportato al di fuori dei confini comunitari. I principali mercati di sbocco extra-UE, per un valore di circa 11,5 miliardi di euro, sono gli Stati Uniti (30%), la Svizzera e Singapore (7% ciascuno), il Canada, la Cina, il Giappone e Hong Kong (6% ciascuno). «I nostri prodotti a denominazione protetta – afferma Dacian Ciolos, Commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, esprimendo soddisfazione per tali risultati – valgono 54,3 miliardi di euro in tutto il mondo e rappresentano il 15% delle esportazioni totali di alimenti e bevande. Ciò dimostra la loro importanza per l’economia dell’UE e il valore del nostro impegno per promuovere e difendere questo sistema. Gli IG sono fondamentali per generare valore aggiunto e occupazione a livello locale, rendendo più redditizia l’attività agricola. La nuova regolamentazione sulla qualità, entrata in vigore di recente, consoliderà ulteriormente questa situazione».

I dati hanno un’ulteriore valenza positiva: dimostrano che gli investimenti necessari per ottenere le certificazioni pagano. Secondo le stime emerse nello studio, un prodotto IG viene venduto a un prezzo mediamente 2,23 volte superiore rispetto a un prodotto privo di indicazione geografica. Questi dati riguardano l’universo dei prodotti a denominazione, ma un grande peso – all’interno del comparto – hanno le referenze dell’area beverage, a cominciare dal vino, che gioca un ruolo da protagonista: nel periodo 2005-2010 i vini hanno rappresentato il 56% delle vendite complessive di prodotti alimentari e agricoli a denominazione protetta prodotti nell’Unione Europea (per un valore di 30,4 miliardi di euro). Rimanendo nel campo delle bevande alcoliche, quelle spiritose hanno costituito il 15% (8,1 miliardi di euro) e i vini aromatizzati lo 0,06% (31,3 milioni di euro) del totale delle vendite dei prodotti a denominazione. Il resto è rappresentato dalle produzioni agricole.

Dacian Ciolos, sulla sinistra, mentre scopre bottiglie di vino a indicazione geografica (Credit© European Union, 2013)

Vino: protagonista nelle IG

Ma entriamo nel dettaglio, cominciando proprio dal vino. Nei 27 Paesi membri, nel 2010, le vendite totali di vino a denominazione d’origine sono ammontate e 87 milioni di ettolitri. I primi 5 Paesi per quantitativi venduti rappresentano l’89% del totale, nell’ordine: Francia, Italia, Spagna, Germania e Portogallo. Nell’universo dei vini a denominazione tutelata europei, circa il 70% del volume è rappresentato da vini DOC, il 30% dagli IGP. In valore, le vendite di vino a indicazione geografica protetta sono stimate intorno a 30,4 miliardi di euro. I vini Doc, in particolare, rappresentano l’85% delle vendite in valore e il 69% in volume. La Francia è il primo Paese in termini sia di volume (35%) sia di valore (52%). Non deve stupire l’ampia forbice tra la quota in volume e quella in valore: la media dei prezzi dei vini francesi a denominazione è decisamente superiore a quella europea.

Sul totale del mercato vinicolo europeo, tra il 2005 e il 2010 i vini a denominazione rappresentano circa il 50% (in particolare 35% i vini Doc e 15% gli Igt) del mercato, ma – ancora una volta – ci sono grandi differenze tra i diversi Stati Membri. Per esempio in Germania tale quota è dell’87%, in Austria il 67%, in Francia il 66%, in Italia il 48% e in Spagna il 32%. I vini aromatizzati rappresentano una categoria a parte, decisamente inferiore per volume e valore, a quella del vino. Le vendite in valore dei vini aromatizzati a denominazione geografica si sono attestate a 31 milioni di euro in 2010, cifra che rappresenta solo lo 0,06% del totale delle vendite in valore dei prodotti a indicazione geografica. D’altro canto è interessante notare come le vendite medie per singolo vino tutelato si sono aggirate intorno a 7,8 milioni di euro, una cifra decisamente più altra della media complessiva dei prodotti a denominazione protetta.

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